L’area di produzione del Montefalco Sagrantino è rappresentata dall’intero territorio del comune di Montefalco e parte del territorio dei comuni di Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano dell’Umbria, tutti comuni della provincia di Perugia. La tradizione vinicola di questa terra ha origine nel Medioevo grazie ai monaci benedettini che, con la loro opera, bonificarono queste terre impiantandovi alcuni dei più antichi vitigni umbri, ma anche vitigni che essi stessi importarono dalle terre del Medio Oriente, Libano e Asia Minore almeno secondo alcuni studiosi. Sul Sagrantino le ipotesi sono diverse alcuni, infatti, lo ritengono importato dai primi frati francescani che lo diffusero nelle terre circostanti, altri invece, lo considerano proveniente dalla Spagna, se non addirittura introdotto in Italia dai Saraceni. Nel Rinascimento i vini prodotti in questa zona erano così apprezzati che venivano serviti alle ricche mense dei Papi e dei nobili dell’epoca. Nei secoli successivi la loro fama rimase inalterata, anche se spesso confinata nel ristretto ambito locale, finché, nel 1980, con il riconoscimento della Doc e successivamente, nel 1992, con la Docg, anche per questi vini si sono presentate opportunità di successo commerciale tanto sul mercato italiano che su quello estero. Anche se attualmente nel Sagrantino prevale la versione “secco”, il vino è nato come “passito”. L’uvaggio è assolutamente monovarietale, quindi 100% Sagrantino, per una resa massima d’uva di 80 ql/ha, e una resa massima dell’uva in vino al 65%. Il coefficiente di acidità minima deve essere pari 5,0 grammi per litro, e la quantità di alcol minimo non deve essere inferiore ai 13.00 gradi %. L’affinamento (elevage) è una delle caratteristiche peculiari del Sagrantino di Montefalco. In totale deve affinarsi per 30 mesi (contati dal 1º dicembre), di cui almeno 12 in legno. Per essere immesso al consumo, il Sagrantino di Montefalco (secco) deve corrispondere alle seguenti caratteristiche: alla vista deve avere un colore rosso rubino molto intenso, con possibili riflessi violacei (sempre più tendenti al granato con l’invecchiamento); all’olfatto deve avere un profumo delicato e particolare, con sentori di more; infine, deve avere un sapore asciutto e armonico. L’estratto secco netto minimo deve essere al 26 per mille. Il Montefalco Sagrantino secco lega benissimo con i vari tipi di carne, dal manzo al suino, dal capretto all’agnello, valorizzando anche i piatti tipici della cacciagione. Temperatura di degustazione 18-20°C. Il Montefalco Sagrantino passito, da servire a 12 gradi, è ottimo da degustare con i dolci tipici. Classico vino da meditazione, si presta ad una lunga conservazione. Angerona non solo nelle speculazioni antiche, ma anche in quelle moderne è stata oggetto di differenti interpretazioni e se ha appassionato gli autori antichi riguardo alla sua origine cultuale, ugualmente ha coinvolto gli studiosi del mondo antico, che, da punti di vista spesso molto diversi, hanno cercato di studiarne la complessità: una divinità infera, legata al mondo sotterraneo e ai morti d’origine etrusca ; personificazione romana della concentrazione e del silenzio quale mezzo di raggiungimento della pace interiore, motivo di origine indoeuropea; divinità dell’indecisione e dell’oscillazione tra la stagione del buio e della luce; dea celeste o dea della fertilità della terra; divinità silente protettrice di Roma. Angerona era un’antica divinità presente anche nei culti della Roma Antica, ma le origini di questa dea si pensa fossero anche indoeuropee. Era la Dea del silenzio, protettrice degli amori segreti, guaritrice dalle malattie cardiache, del dolore e della tristezza, viene rappresentata con l’indice della mano destra sulle labbra chiuse. Ad Angerona spettava il compito di tenere segreto il nome della città, non consentendo ai nemici di conquistarla oltreché di presiedere un periodo dell’anno delicato come era il solstizio d’inverno. Non aveva templi particolari dadicati, ma solo una statua nel tempio della dea Volupia, con cui, alcune volte è stata confusa. La dea veniva associata ad altre divinità, tra le quali: Opis dea romana della fertilità, dell’abbondanza e della gravidanza; Muta dea dei campi e soprattutto silenziosa anche lei. La sua festa, definita Angeronalia, veniva celebrata il 21 dicembre e prevedeva una serie di riti sacrificali da compiersi presso il tempio di Volupia. La vera natura di questa divinità non fu ben chiara nemmeno agli antichi scrittori che ne fecero menzione nelle loro opere, probabilmente il nome deriverebbe “ab angeronando”, ossia dal rivolgersi del sole; Angerona sarebbe stata quindi, con Anna Perenna, una divinità dell’anno nuovo.
Mantenere in luogo fresco e asciutto